Le ragioni che ti hanno portato ad aprire la pagina del Dottor Michele Massaro, la mia pagina ufficiale, possono essere diverse: ricerche random su Google, una precisa indicazione di un tuo amico, parente o conoscente che è già mio paziente, la ricerca mirata di uno specialista esperto in chirurgia mini invasiva per l’impianto di protesi anca e ginocchio. Indipendentemente dai motivi specifici, stai cercando una soluzione parziale o drastica al tuo problema.
A seconda della gravità dell’artrosi di cui si soffre, è necessario intervenire in modo mirato scegliendo la terapia più adeguata, da quella farmacologica alla fisioterapia fino ad arrivare, nei casi di artrosi ginocchio (gonartrosi) o anca (coxartrosi) di tipo grave ed invalidante, all’impianto di una protesi con tecnica mini invasiva.
Sottoporsi all’intervento per l’impianto di una protesi non è una decisione facile e necessita di ‘vera informazione’, di uno specialista nel campo della chirurgia più avanzata che esista, al giorno d’oggi: la mini invasiva, da non confondere assolutamente con la chirurgia protesica tradizionale.
Quella che è una delle decisioni più importanti della tua vita va presa insieme al ‘tuo’ medico chirurgo ortopedico, uno specialista di cui puoi fidarti, in grado di seguirti dall’inizio alla fine di un percorso (il Fast Track) più facile e meno traumatico di quello che pensi. Scopri perché.
Il dr. Massaro Michele, come altri specialisti degni di nota nel campo della chirurgia mini invasiva, deciderà con te di impiantare una protesi solo se necessario, quando l’artrosi è responsabile non soltanto di dolore costante ma anche di altre problematiche articolari quali rigidità, impossibilità di svolgere le normali attività quotidiane, camminare, fare le scale.
Non mi dilungo, in questa sede, sulle statistiche in Italia, su cause e sintomi, ecc. Mi limito a dirti la cosa più importante: si decide per l’intervento solo dopo aver provato altre strade. In base alla diagnosi si sceglie la terapia più appropriata, che può essere farmacologica, fisioterapica, la Medicina Rigenerativa ed altro ancora, nel caso in cui la gonartrosi o coxartrosi di cui soffri possa far ben sperare in questo senso e non risulti così grave o invalidante da dover ricorrere all’intervento. Tutto dipenderà dalla prima visita (che prevede test specifici) e dai risultati dei test diagnostici a cui ti sarà suggerito di sottoporti, quali radiografie, Risonanza Magnetica Nucleare o Tomografia Assiale Computerizzata, che daranno il responso finale. Senza diagnosi non si può procedere con nessuna terapia.
Nel caso in cui l’intervento risulterà necessario, ti informerò nei minimi dettagli per prepararti perfettamente all’operazione (prima, durante e dopo). Hai una gran voglia di tornare a vivere normalmente (come facevi prima che la qualità della tua vita e la tua autonomia venissero compromesse dall’artrosi), ma ignori i vantaggi della chirurgia mini invasiva ed è, quindi, normale, che tu abbia paura.
Si ha paura di ciò che si ignora. Se smetti di ignorare, la paura scompare. Sono qui per questo, per informarti, renderti libero e cosciente di scegliere la via migliore per te. Potresti anche ignorare di non aver alcun bisogno di operarti. Lo scopriremo insieme, con una diagnosi adeguata.
Michele Massaro va dritto al punto. Soffri di artrosi del ginocchio? In questo paragrafo, ti spiego brevemente quali sono i vantaggi della chirurgia mini invasiva per risolvere la gonartrosi invalidante ripristinando la funzionalità dell’articolazione e dicendo addio al dolore.
Si ricorre alla protesi ginocchio totale quando il ginocchio è compromesso dall’artrosi in tutti e tre i suoi comparti (femoro-tibiale mediale, laterale e femoro-rotuleo), mentre, in alternativa, è possibile intervenire impiantando una protesi monocompartimentale (parziale) quando soltanto uno dei tre comparti risulta danneggiato.
In entrambi i casi, i vantaggi della chirurgia mini invasiva rispetto alla chirurgia tradizionale non si smentiscono.
Sono:
La protesi totale, oltre ad eliminare il dolore e ripristinare la funzionalità articolare, corregge anche eventuali deformità della gamba.
La protesi parziale o monocompartimentale mini invasiva presenta oltre a tutti i vantaggi appena descritti con per quella totale, un’aggiunta importante: in questo caso, la chirurgia ‘meno invasiva’ è selettiva, sostituisce uno solo dei tre comparti del ginocchio salvando quelli sani, i legamenti crociati e gran parte della cartilagine dell’articolazione.
Durante i miei interventi, non incido il tendine del muscolo quadricipite (come succede negli interventi di chirurgia tradizionale): eseguo l’incisione in sede pararotulea mediale evitando così eccessivi traumatismi e limitandomi al massimo a divaricare delicatamente le fibre del muscolo vasto mediale. Nella tecnica mini invasiva, si evita l’apertura e violazione del canale midollare, sia del femore che della tibia, a differenza dell’intervento tradizionale. Ai vantaggi della protesi totale, per quella monocompartimentale aggiungo:
Michele Massaro ti fa un’altra domanda. Soffri di artrosi dell’anca? I vantaggi della chirurgia mini invasiva sono gli stessi che ho già indicato per il ginocchio, ma vorrei descrivere meglio i particolari vantaggi che questa tecnica chirurgica avanzata assicura per risolvere la coxartrosi invalidante. Come per la protesi ginocchio, anche l’intervento di chirurgia mini invasiva per l’anca rispetta di più il corpo, è meno traumatica e prevede tempi più rapidi (intervento, riabilitazione, recupero).
E’ detta endoprotesi quando sostituisce solo la testa del femore, artroprotesi quando va a rimpiazzare l’intera articolazione (incluso il cotile, ovvero la cavità semisferica che ospita la testa del femore).
I vantaggi descritti per la protesi ginocchio valgono anche in questo caso perché si tratta, comunque, dell’impianto di una protesi di dimensioni ridotte (realizzata con materiali evoluti e biocompatibili) che rende possibile questa tecnica chirurgica all’avanguardia. La protesi anca risparmia muscoli, cartilagine e parti ossee mantenendo buona parte del collo femorale, strutture periarticolari, nervi e vari. Riduce l’attrito tra le componenti della testa femorale e l’acetabolo, riduce notevolmente i rischi di lussazione consentendo una guarigione ed un recupero più rapidi.
Oggi, la chirurgia mini invasiva permette ciò che, in passato, era difficile anche immaginare.
Ho fatto parte del Gruppo Humanitas, e dal 1 settembre vengo chiamato dal gruppo San Donato (il gruppo ospedaliero più importante d'Italia) come nuovo direttore dell'unità di Ortopedia Protesica Robotica Avanzata Mininvasiva presso le sedi di San Siro di Milano e policlinico San Pietro di Bergamo.
Mi è già capitato, nella mia carriera, grazie alla tecnica mini invasiva, di impiantare tre protesi nello stesso intervento (due monocompartimentali al ginocchio sinistro ed una all’anca destra). L’intervento è perfettamente riuscito, la mia paziente ha finalmente recuperato una qualità della vita normale e serena.
Inizi a pensare che il gioco vale la candela e, in fondo, è così. Ricorda, però, che Michele Massaro ti ha promesso ‘informazione’ a 360 gradi prima di decidere, quindi devo assolutamente spiegarti il resto: il percorso post-operatorio, i tempi di riabilitazione e di recupero, tutto ciò che serve per recuperare ciò che hai perso, la qualità della tua vita.
Se il tuo problema è il ginocchio continua pure a leggere, altrimenti passa al paragrafo successivo che riguarda l’anca.
In caso di intervento per l’impianto di una protesi totale del ginocchio, seguendo il percorso di riabilitazione Fast Track, il paziente verrà dimesso nell’arco di 4-5 giorni. I pazienti che preferiscono proseguire la riabilitazione all’interno dell’ospedale, saranno sottoposti a fisioterapia per altri 10 circa dopo l’intervento, prima di tornare a casa. La fisioterapia va seguita per alcune settimane e prevede esercizi specifici e l’uso della macchina Kinetec (CPM). Per i 7-10 giorni successivi all’intervento (fino ad un massimo di 40 giorni), il paziente dovrà assumere antidolorifici, anticoagulanti orali per 35 giorni, indosserà calze elastiche contenitive per 5 settimane. Durante la degenza in ospedale sarà fornita una guida illustrata sul recupero, su come comportarsi quando si rientra a casa, e sugli esercizi da fare, anche autonomamente.
In caso di protesi parziale (monocompartimentale) del ginocchio, il dolore avvertito risulterà minore ed i tempi di recupero sono più rapidi: il paziente permane in ospedale al massimo 3 notti e, se vuole, potrà iniziare il percorso riabilitativo in ospedale per altri 7-10 giorni.
E’ importante sottolineare che non si resta inabile neanche un giorno: dopo poche ore dall’intervento, il paziente potrà fare i primi passi aiutandosi con le stampelle che potrebbe abbandonare dopo una sola settimana anche se, di regola, andrebbero utilizzate per 2-4 settimane.
Dopo quanto tempo potrà, finalmente, riprendere le normali attività quotidiane? Dopo 3-6 settimane a seconda dell’intervento (protesi totale o parziale).
Una volta che si sarà ristabilito del tutto (dopo 3-4 mesi dall’intervento), potrà riprendere a camminare, giocare a golf, andare in bici, nuotare e praticare tutti gli sport a basso impatto. La guarigione totale di tessuti e muscolatura ed il pieno recupero funzionale richiedono dai 18 ai 24 mesi.
Generalmente, la protesi ginocchio mini invasiva dura dai 20 ai 25 anni.
C’è un elemento a cui il dottor Michele Massaro non rinuncerà mai, nella sua attività di chirurgo: il rapporto umano col paziente. Ascolta i suoi problemi e lo informa su tutto ciò che deve sapere riguardo all’intervento oppure a qualsiasi altra terapia da seguire per intervenire sulla sua patologia. “ Per quanto tempo resterò in ospedale?”. Questa domanda se la pongono tutti i pazienti che devono sottoporsi ad intervento.
Dopo l’intervento per l’impianto di una protesi anca mini invasiva, il paziente di solito resta in ospedale 3-5 giorni dopodiché può decidere di essere dimesso proseguendo la riabilitazione a domicilio con percorso Fast Track oppure di proseguire la riabilitazione in ospedale per altri 7-10 giorni.
Anche in questo caso, non resterà inabile neanche un giorno: a poche ore dall’operazione o il giorno successivo, farà i primi passi aiutandosi con le stampelle, assistito da me e dal fisioterapista. Potrà ricorrere alle stampelle per 2-4 settimane anche se molti pazienti se ne sbarazzano dopo una sola settimana. Nelle prime 5 settimane, indosserà calze elastiche contenitive.
Per la gestione del dolore, si prevede l’assunzione di analgesici per i 40 giorni successivi anche se alcuni pazienti smettono di assumere antidolorifici dopo 7-10 giorni. Per prevenire flebiti e tromboflebiti, vengono somministrati anticoagulanti orali per 35 giorni.
Nella prima fase della fisioterapia, il paziente eseguirà solo esercizi di potenziamento muscolare, mentre nella seconda fase passerà ad attività più impegnative (passeggiate, nuoto, sci di fondo, bicicletta stazionaria). Grazie ad un corretto percorso riabilitativo, potrà riprendere le normali attività quotidiane dopo 2-4 settimane dall’intervento. Potrà tornare al lavoro o guidare dopo 4-6 settimane e ristabilirsi del tutto dopo circa 3-4 mesi. In seguito, dovrà evitare di praticare attività sportive ad alto impatto come calcio o basket. Durante la degenza in ospedale sarà fornita una guida illustrata sul recupero, su come comportarsi quando si rientra a casa, e sugli esercizi da fare, anche autonomamente.
La protesi d’anca dura 20-25 anni, talvolta anche 30 anni.
Spesso, i miei pazienti mi chiedono: “Dottor Michele Massaro, esiste una tecnica avanzata per rendere l’intervento della protesi anca mini invasiva ancora più sicuro e preciso?”.
Ogni volta, rispondo “E’ una buona domanda”, prima di dare la risposta concreta.
La risposta concreta si chiama Femur First che, tradotto dall’inglese, significa ‘il femore, innanzitutto”. Utilizzo sempre più spesso questa tecnica di ‘navigazione’ geniale ed innovativa. In che consiste?
E’ una tecnica di precisione che punta a ridurre al massimo la percentuale di usura e di lussazioni della protesi anca mini invasiva. In sostanza, serve a migliorare la precisione dell’angolo di lavoro tra parte femorale ed acetabolare per renderla più anatomica.
“Il femore, innanzitutto”: prima si prepara il femore, poi si interviene sull’acetabolo rendendo l’intervento più mirato.
Ha un doppio vantaggio:
L’obiettivo finale è garantire una lunghezza identica delle due gambe.
Non sono qui per convincerti (la ‘persuasione’, che va tanto di moda ultimamente, non è il mio forte). Sono un medico, un chirurgo, uno specialista abituato a risultati concreti, radiografie, statistiche, tecnica, successi, studio costante, aggiornamento, testimonianze reali dei miei pazienti. Non sono qui per convincerti ma per informarti e lasciarti libero di fare la scelta giusta, per affiancarti durante tutto il percorso Fast Track fino a vederti camminare, correre e vivere serenamente la tua vita.
E’ un’emozione che non voglio perdere, che non ho mai voluto perdere con nessuno dei miei pazienti.